MG Canfarelli La finestra di Simenon
Maria Gabriella Canfarelli su La finestra di Simenon di Piera Mattei

Recensione a
La Finestra di Simenon
Poesie
Zone editore Roma, 1999

comparsa su Girodivite, rivista online

Lo sguardo della poesia sui delitti del mondo

Si osservano accadimenti da indizi anche minimi, determinanti a concorrere alla definizione del quadro, della scena che si presenta all’occhio acuto dell’investigatore.

L’omaggio a Simenon, all’arguzia del detective è avvertito come necessaria premessa in titolo e nello svolgersi della scrittura: piana, accurata, attenta, quasi felpata, senza fretta e soprattutto ausiliata da una speciale lente di ingrandimento. Ci sono poi i giorni, il calendario e i santi, le protezioni mancate, l’umanità che precede la santità, uomini e donne eternati nel ricordo per specificità di miracolo o semplicità di fede, per difetti caratteriali, c’è un mondo intero nella poesia di Piera Mattei, romana, traduttrice e critico; un mondo che ha finestre e finestrini, oblò aperti su viaggi americani e viaggi interiori, storie che ci affascinano per la loro semplice evidenza (a chi non sa guardare, mai viste - a chi non sa ascoltare, mai sentite).

E’ l’evidenza della “lettera rubata “, uno scandaglio visivo in alto e in basso, da un punto all’altro, “la testa e il collo protesi” a perforare l’aria, lo spazio della vita, il viaggio che sposta l’orizzonte. “Appoggio pollice e medio alla vena / del polso e ascolto il cuore della Terra /battere robusto dalle parti di Chicago, dal lato Sud dell’enorme Lago - un mare - / non fossero le onde disordinate / dai venti di un immenso Nord.”(da Chicago 3. Pulsazioni cardiache).

E in Africa. Teatro India, 26 ottobre 1999: “Tu mi immagini a Roma / e mi trovai piuttosto a Delhi / forse a Dakar perché una / popolazione bella di pelle scura / s’aggirava in aria di festa, / dentro abiti leggeri / anche neri di raso / listati d’oro. // Volevo dirti della luna / comparsa inattesa tra le canne. / Era di latte pigra, un semicerchio / sbadigliante.”

La seconda delle sei sezioni del libro, “Santi del calendario e Vizi capitali” ha un tono ironico riconducibile alla esperienza del quotidiano: “ Vergine Fosca (...) / candida pecorella da scaffale / mandorlati bisogni di dolcezza”, e gioca con le contraddizioni (fosca / candida); oppure, in 14 Febbraio, San Valentino, i cui i versi sono: “Il mese maledetto a me diletto / anche quest’anno - dentro la stessa data - / m’ha regalato un anno”; e la Vergine Augusta “dal cappello a larghe tese” che si compiace “d’augusta indipendenza”, ove si preannuncia il vizio della superbia; oppure San Giuseppe “ vecchio e paziente senza turbamenti / desideri tenuti nel cassetto / (...) / Fragile a timbro ben piallato / dentro m’entrava non sapeva quanto / quel canto tuo dolcissimo stonato”, quadretti che, uscendo dalla immobilità del calendario, si fanno vita attuale, descrizione

di piccole e grandi virtù, tristezze o vizi dell’umanità. Ed eccoli, alcuni vizi, nella limpida versificazione di Piera Mattei: “Difesa solitudine che mai / scendi alle scale / batti alle porte / regina dell’impero spopolato” ( da Superbia); “Certamente da un lontano medioevo / la spada mi cinge / - sto in guardia - / batte al fianco sinistro ( da Ira ); “ La mia gemella che non conta il tempo / gioca bambina / negli incubi del letto” ( da Accidia ); “Forse da lui a lei sulle labbra / transitò frettoloso il sapore / solo d’assaggio / ma il cuore fu manicaretto /(...) / per squisito palato di donna / inappetente (da Gola).

Scrive in prefazione al libro Vincenzo Anania che il titolo del libro annuncia un manifesto. Che “fare poesia è saper osservare; ma anche sapere aspettare, e soltanto a un’ora certa del pomeriggio”, come dichiarato in versi. Osservare la natura, il volo degli uccelli, gli animali domestici, la stanza interiore e gli elementi materiali che compongono la vita quando essa dispiega la sua azione, i delitti, anche, quelli che passano inosservati ai più, e che solo il poeta che sa ben vedere coglie: una traccia, un indizio e la parola individua i passaggi, le motivazioni, gli alibi, il grido che Mattei dal mondo coglie, e al mondo restituisce.
Maria Gabriella Canfarelli

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